Cultura e società: ciò che si può espremere attraverso il teatro
maggio 20, 2013 by Nicola Nigro
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Il ruolo del teatro: tra realtà e finzione.
di Tiziana Mazzaglia
Si è soliti inquadrare il teatro in una categoria carica di ambiguità, in cui c’è come una sorta di svalutazione della finzione, minacciata dalla verità. Il fingere ha in sé la simulazione, l’inganno, di un fare non riconducibile al reale. Nelle tragedie «l’azione imita l’azione», come sostiene Aristotele. Nel poema epico si assiste ad un richiamo all’azione e si avverte la necessità di intendere la simulazione, il comportarsi “come sé”. Ciò che si esprime nell’ambito della finzione può essere un riparo, una fuga, un’evasione nella fantasia, può dare corso ad una sorta di esistenza protetta dalla realtà. Ad esempio, se analizziamo un bambino mentre gioca notiamo che si vergogna di essere osservato, perché l’istinto gli dice di nascondere il proprio desiderio di finzione, vuole proteggere la dimensione fantastica in cui si rifugia. La vergogna aiuta a comprendere il tipo di rapporto che si instaura tra finzione e realtà. Il bambino si vergogna di mostrare il suo rapporto con il gioco, in cui costruisce involontariamente e istintivamente dei modelli matematici, che consentono di anticipare la realtà, l’esperienza ( Segue: Allegato_1_ Il ruolo del teatro).
Allegato 1_Il ruolo del teatro
Con la nomina di De Luca,Viceministro, potrebbe partire, ancora da Salerno, la svolta d’Italia e del Sud
maggio 3, 2013 by Nicola Nigro
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Tutti giudicano potivamente la nomina di Vincenzo De Luca,
Viceministro delega alle Infrastrutture e Trasporti
Il Sindaco di Salerno Vincenzo De Luca è stato nominato dal Consiglio dei Ministri Viceministro con delega alle Infrastrutture e Trasporti. De Luca, 64 anni, è stato deputato dal 2001 al 2008 e Sindaco del Comune di salerno per quattro mandati. ( Vedi allegati).
Allegato 1_Dichiarazioni Vice Ministro De Luca
Allegato 2_De Luca Vice Ministro_lira tv 3 maggio
Allegato 4_Curriculum _Vicenzo De Luca
Allegato_ 5_ Eco della stampa_ De Luca_vice ministro
Quando la scuola produce cultura ed è al servizio dei ragazzi
aprile 24, 2013 by Nicola Nigro
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UNA SCUOLA CHE SA GUARDARE OLTRE
IST. Professionale di Stato
Daniele Marignoni- Marco Polo
Milano
di Tiziana Mazzaglia
Ore 08,05, del 9 Aprile 2013, suona la campana e scandisce l’inizio di una giornata diversa dalle altre. I ragazzi, senza zaino, esclamano: «Oggi la scuola la facciamo noi». Sì, perché nell’Istituto Professionale di Stato, Daniele Marignoni- Marco Polo, di Milano, c’è in atto l’attività di co-gestione. Alunni, docenti, ex-alunni, ospiti tutti insieme per imparare la vita dalla vita. Una giornata di studio “specchio che percorre le strade” , come direbbe Stendhal. L’ Istituto comprende due sedi, la centrale in via Melzi d’Eril, in pieno centro, tra corso Sempione e l’arco della pace e una piccola sede distaccata, in via Demostene, sita in zona periferica . Il Dirigente scolastico, Prof. Pietro De Luca ci racconta come ha vissuto quest’attività: «L’esperienza della co-gestione del 9 aprile scorso, ha avuto senz’altro una ricaduta positiva all’interno della scuola. E’ stata innanzitutto la prima volta che veniva organizzata con il coinvolgimento attivo di studenti e docenti, ed ha prodotto sicuramente una presa di coscienza da parte dei ragazzi che nella scuola, oltre al lavoro privilegiato della didattica curriculare, può trovare (e trova spazio) lo svolgimento di una didattica allargata a temi sociali, o di approfondimento, che mirano ad arricchire le loro competenze ed a sviluppare in loro l’autonomia e la corresponsabilità. Pur essendo il primo tentativo, come dicevo, la ricaduta è stata estremamente positiva, sia per i temi affrontati, sia per la serietà nella partecipazione. La scuola assolve interamente al proprio compito se attraverso il lavoro istituzionale e le forme di compartecipazione alla costruzione dei saperi, in grado di far comprendere agli studenti il proprio ruolo positivo nel perseguire un sempre maggiore e democratico sviluppo della nostra società. La buona riuscita e la risposta seria e consapevole dei ragazzi è uno stimolo a proseguire su questa strada» (Segue: Allegato_1_marignonipolo).
Allegato 1_agg_marignonipolonipolo
Allegato_2_Istituto Professionale di Stato
Ancitel: un impegno costante per più efficienza e produttività nella PA
aprile 18, 2013 by Nicola Nigro
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Progetto “SMART-F – Tecnici di ricerca sui servizi della PA
Napoli 24 Aprile ore 9.30 – Sala Cenzato
Unione Industriali di Napoli Piazza dei Martiri
Con l’evento programmato a Napoli il 24 Aprile alle ore 9.30 – presso la Sala Cenzato dell’Unione Industriali di Napoli in Piazza dei Martiri Anci Campania e Ancitel chiudono il programma formativo SMART-F -Tecnici di ricerca sui servizi della P.A.L.
Ad aprire i lavori saranno Paolo Teti amministratore delegato di ANCITE SpA, Vincenzo Caputo Presidente Gruppo Giovani Imprenditori , Nino Daniele presidente della Federazione delle autonomie Locali. L’esperienza sarà illustrata da Valentino Ditoma Direttore programma Ancitel SpA Il progetto SMART-F e Annalisa Giovannini Direttore programma formativo Ancitel SpA. A discuterne ci saranno tra gli altri l’assessore Severino Nappi per la Regione Campania, l’assessore Panini per il comune di Napoli, Il prof. Chianese per l’università di Napoli Federico II.
Il programma formativo SMART-F -Tecnici di ricerca sui servizi della P.A.L – finanziato con i fondi PON Ricerca e Competitività 2007-2013 e cofinanziato dal Fondo europeo di sviluppo regionale per le Regioni Convergenza (Campania, Puglia, Calabria e Sicilia) ha contribuito alla formazione di 18 esperti capaci di gestire i processi di innovazione delle fasi di progettazione, sperimentazione e attivazione di nuovi servizi funzionali, sia alla P.A.L. che ai cittadini e alle attività produttive operanti con gli enti locali
Allegato_1_invito progettoSMART F evento finale
Allegato_2_Sintesi Progetto_abstract Smart – smart-f
La lettura è cultura e, quindi, crescita umana e civile
aprile 11, 2013 by Nicola Nigro
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Invito alla lettura.
L’importanza della lettura e i suoi pregi.
di Tiziana Mazzaglia
“Una stanza senza libri è come un corpo senz’anima”.
MARCO TULLIO CICERONE.
Perché leggere un libro? Si tratta di passione, di obbligo o curiosità. Spesso affascina talmente tanto da diventare una dipendenza. Leggere un libro può servire ad acquisire informazioni in un determinato campo, a sentire raccontare qualcosa che ci affascina, che suscita in noi emozioni e commozioni. Spesso troviamo situazioni analoghe alla nostra vita, oppure vite che possiamo soltanto sognare, se non vite che neanche pensiamo esistano, in culture completamente diverse dalle nostre. Leggere un libro può essere un buon metodo per evadere, per rilassarsi dalla quotidianità o addirittura per vivere stori d’amore immedesimandosi nei personaggi o addirittura innamorandosi di qualche protagonista.
Un libro ha il privilegio di essere accessibile a tutti e di essere facilmente portato con sé in ogni momento della giornata. Può placare la monotonia, colmare la solitudine, riempire spazi di tempo.
Mino Milani scrive in “Riflessioni di un vecchio amico di Ivanhoe”: « (…) puoi partire per i più grandi viaggi immaginabili, per il paese, il tempo e l’avventura che vuoi. Con il treno, la nave, l’aereo e la valigia avrai un bel girare il mondo: non troverai mai luoghi e personaggi come quelli incontrati nei libri. Mai fanciulle più affascinanti, o donne più sagge o più perfide; mai uomini più intrepidi o più vili, o più buoni, o cattivi, o simpatici o detestabili, mai più disposti a far del bene o a far del male. Gira pure il mondo come vuoi, non troverai mai tanti modelli da immaginare quanti te ne offrono i libri. Per te, di pagina in pagina, in beata solitudine, paure, gioie, problemi: tu, unico giudice, in beata solitudine soffri, ti spaventi, piangi, gioisci, dai sentenze: di qualche personaggio, se credi, puoi fare il tuo modello, o il tuo anti-modello, o il tuo compagno di strada per un anno, per dieci, o per tutta la vita.» ( Segue _ allegato 1)
Allegato 1_Invito alla lettura _ Orazio
La Pasqua: ieri, oggi e domani…che cambia?
marzo 27, 2013 by Nicola Nigro
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Significati e tradizioni della celebrazione Pasquale
di Tiziana Mazzaglia
Le origini della celebrazione pasquale sono antichissime. Popolazioni nomadi semite erano solite festeggiare un rito di primavera, durante il primo novilunio dopo l’equinozio di primavera, come riporta il libro dell’Esodo (12,1-14). Si trattava di un rito per aprire la stagione dell’agricoltura, dopo il periodo invernale. Con il passare del tempo si fa coincidere questa festività con la liberazione degli Ebrei, festeggiando un mese che è l’inizio dei mesi, in cui viene rinnovato il patto di alleanza tra Dio e il suo popolo. I vangeli offrono due ricorrenze pasquali, quella del Vangelo giovanneo e quella dei Vangeli Sinottici. Queste differenze nel II secolo furono causa di divisione tra chiesa orientale e occidentale. In Asia si celebrava l’immolazione dell’agnello il quattordicesimo giorno di Nisan. In Europa, invece, si celebravano l’ultima cena e il calvario. Il periodo primaverile in cui far coincidere queste ricorrenze ha una rilevanza simbolica, in quanto riprende il concetto di rinascita, rifioritura della vita, salvezza e creazione, una primavera della vita. Per i cristiani si ha un passaggio da morte spirituale a rinascita spirituale, che implicano le passioni della carne e la grazia dello spirito. Simbolo per eccellenza del mistero Pasquale per il i Cristiani è il crocifisso, dipinto da molti maestri noti, come Giotto. Dalle ferite del Cristo fuoriescono gocce di acqua e sangue, per esprimere proprio il concetto di rinascita. La morte espressa con il sangue si tramuta in vita, simboleggiata dall’acqua. (Segue: allegato _1- significato della Pasqua)
Allegato_1_ significato della Pasqua
Il cibo è vita, ma qualche volta è anche morte
marzo 13, 2013 by Nicola Nigro
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Alimentazione: rappresentazione e ritualità.
di Tiziana Mazzaglia
Nelle rappresentazioni artistiche possiamo osservare l’unicità del mangiare e del bere, vissuta come elemento indispensabile dei giorni di festa, in quanto strettamente connessa al diffondersi di allegria tra la folla. Il mangiare e la tristezza, infatti, sono incompatibili: «Il banchetto celebra sempre la vittoria, e questo è un tratto caratteristico della sua natura. Il trionfo del banchetto è universale: è il trionfo della vita sulla morte. In questo caso è equivalente del concepimento e della nascita. Il corpo vittorioso assorbe il mondo vinto e si rinnova». Non vi è nessun messaggio collegato al nutrimento e all’assimilazione del cibo, come fonte di energia e vitamine utili al fabbisogno giornaliero umano. Le scene proposte dall’arte non riproducono episodi di vita quotidiana, e questo ci lascia intuire come fosse squilibrata l’alimentazione di quei tempi.
I cibi che vediamo rappresentati in affreschi e quadri riportano scene conviviali a cui partecipano o nobili o il popolo, mai insieme. Il mangiare insieme, infatti, è simbolo del condividere uno stile di vita, del far parte dello stesso rango o classe sociale, inteso, quindi, come un atto strettamente familiare. Ad esempio citando il lontano oriente, nell’antica India invasa dal popolo degli Ariani, si ha testimonianza che era severamente vietato consumare pasti con appartenenti a caste diverse. Il consumare cibo è stato sempre strettamente collegato ad occasioni di festa inerenti al ciclo della vita sociale, politica e religiosa.( Segue: Allegato_1_alimentazione st antica).
Allegato_1_alimentazione st antica
L’europa per la sicurezza alimentare davvero ha fatto tutto?
febbraio 26, 2013 by Nicola Nigro
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La sicurezza alimentare e le garanzie
per i consumatori europei: i profili giuridici
di Giovanni Cordini*
Distribuzione delle risorse, “food security” e ”food safety”
L’interesse degli Stati per l’alimentazione data da molto tempo in quanto già agli albori dello Stato costituzionale le amministrazioni pubbliche erano incaricate di vigilare e provvedere in materia di igiene e protezione sanitaria, anche con riferimento agli alimenti. Questa tendenza venne a consolidarsi nel primo e secondo dopoguerra quando i diritti sociali furono costituzionalizzati sul modello della Costituzione tedesca di Weimar del 1919. Ciò nonostante il legislatore ne ha tratto le conseguenze in tempi meno lontani ove ha delineato principi in tema di tutela della salute e di organizzazione sanitaria, collegando fondamentalmente a questa impostazione anche le problematiche relative alla sicurezza degli alimenti (food safety). L’attenzione della comunità internazionale per l’alimentazione, nel senso più lato del termine, è altrettanto risalente nel tempo. All’indomani della seconda guerra mondiale, il programma per la ricostruzione dell’Europa tradottosi, in seguito, nel “piano Marshall” dedicava già un notevole spazio a quello che si potrebbe definire come “piano alimentare di aiuti” destinati alle popolazioni del Vecchio Continente. Su questa base di esperienza vennero successivamente avviate le iniziative internazionali rivolte alla cooperazione, al sostegno alimentare e allo sviluppo delle produzioni agricole nel Terzo Mondo. Le Nazioni Unite sentirono il bisogno di affidate questo compito ad un’apposita struttura internazionale dotandola dei mezzi e degli strumenti adatti per promuovere e sostenere l’azione internazionale in questo settore. Da qui l’istituzione della FAO (Food and Agriculture Organization) con sede a Roma. Il primo programma operativo era incentrato sulla lotta alla fame nel Mondo. Nel 1963 FAO e OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) hanno costituito la “Commissione per il Codex Alimentarius” con l’obiettivo di assicurare la tutela sanitaria del consumatore finale, di promuovere buone pratiche nel commercio degli alimenti e di armonizzare le normative alimentari interne, collaborando con i Governi e con le agenzie governative e non governative interessate a questo settore di attività. Nel 1974, nel corso della Conferenza mondiale delle Nazioni Unite per l’alimentazione la FAO propose di avviare un’iniziativa internazionale in tema di “sicurezza alimentare globale”. Nel frattempo nuove tematiche si sono aggiunte a quelle originariamente considerate nei programmi dell’Organizzazione, quali la forestazione, la lotta alla desertificazione, gli interventi per preservare e gestire con efficienza ed equanimità le risorse idriche del Pianeta. Questi impegni hanno reso necessaria una capillare organizzazione degli interventi nei Paesi in via di sviluppo, consolidando le precedenti forme di cooperazione. Nel 1981 è stata proposta una data simbolica (16 ottobre) come “giornata mondiale dell’alimentazione” allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale su questi temi. Nel 1986 venne organizzato il database statistico dell’Organizzazione ora denominato FAOSTAT che costituisce una tra le più complete ed autorevoli fonti d’informazione agricola nel mondo. Nel 1991 sono stati 92 i Paesi che hanno ratificato la convenzione mondiale per la protezione delle piante mentre nel 1994 la FAO ha delineato un Programma speciale per la sicurezza alimentare (SPFS), indirizzato verso i Paesi a basso reddito e con deficit alimentare. Nello stesso tempo venne definito un modello per la prevenzione delle malattie transfrontaliere degli animali. Nel 1998 viene adottata la convenzione di Rotterdam per la regolarizzazione del commercio dei pesticidi e di altri prodotti chimici pericolosi. La conferenza FAO del 2001 ha approvato il “Trattato internazionale sulle risorse citogenetiche per l’alimentazione e l’agricoltura”. Nel corso dell’incontro denominato “Vertice mondiale dell’alimentazione: cinque anni dopo”, svoltosi nell’anno 2002 con la partecipazione di delegazioni di 179 paesi oltre alla Commissione europea, è stato riaffermato l’impegno della comunità internazionale per dimezzare la fame nel mondo indicando come obiettivo l’anno 2015. In tale occasione si è avuto modo di constatare che, nonostante le numerose iniziative internazionali e la rafforzata cooperazione tra gli Stati i problemi alimentari che assillano molte popolazioni del Pianeta sono tutt’altro che risolti mentre crescono anche le preoccupazioni in tema di sicurezza dei prodotti e di corretto utilizzo delle tecnologie alimentari. Tutto questo induce alcuni osservatori a riflettere sull’adeguatezza dei mezzi messi in campo dalla comunità internazionale e sull’esigenza di studiare nuove soluzioni che siano in grado di ottenere il convinto sostegno delle popolazioni e non solo quello dei governi e delle pubbliche autorità. In questa relazione posso affrontare solo uno dei due profili d’indagine riguardo ai prodotti alimentari, quello della sicurezza (food safety) tuttavia riesce importante segnalare che anche il tema degli approvvigionamenti alimentari e della lotta alla fame (food security) merita anch’esso specifica e attenta considerazione. ( Segue: Allegato _1_La sicurezza alimentare)
Allegato _1_La sicurezza alimentare
(*) Professore Ordinario di Diritto Pubblico Comparato e Direttore del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università degli Studi di Pavia
Dopo i disastri degli uomini, la speranza è nel governo delle donne
febbraio 21, 2013 by Nicola Nigro
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Omaggio alle donne.
Un percorso storico
di Tiziana Mazzaglia
Donne con la gonna! Roberto Vecchioni cantava, nel 1992, “Voglio una donna con la gonna… noiosa come una canzone degli intillimani…la voglio come Biancaneve coi sette nani…” Chi erano ieri le donne? Chi sono oggi? Percorrendo un viaggio simbolico nella storia antica incontriamo la donna della preistoria a cui si deve la scoperta dell’agricoltura. Era solita gettare i rifiuti in una fossa e si era accorta che dopo qualche mese da quei rifiuti (semi) rifiorivano i germogli. Incontriamo, poi, la donna della mesopotamia godeva di diritti pari agli uomini. Poteva essere istruita e poteva rivestire ruoli importati all’interno delle amministrazioni. Gli archeologi hanno trovato testi scritti appartenenti alla popolazione Sumera e tra questi vi erano, anche, opere firmate da donne. In Egitto potevano addirittura rivestire il ruolo di sacerdotesse e le mogli dei faraoni godevano anche loro degli stessi privilegi del marito. Le raffigurazioni pittoriche ci mostrano come le donne Egiziane siano state le prime a curare l’estetica e la bellezza, con trucchi e abiti impreziositi da disegni e gioielli. Si ha notizia che esistesse, già, la pratica della ceretta. Nell’antica Grecia le donne Ateniesi si diversificavano da quelle Spartane. (Segue – Allegato _1_Omaggio alle Donne).
Allegato _1_Omaggio alle Donne
Le foibe, una delle tante vergogne umane
febbraio 12, 2013 by Nicola Nigro
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10 Febbraio: ricordare Trieste
di Tiziana Mazzaglia
Siamo soliti “fare memoria” del nostro passato, per mantenere vivo il ricordo delle vite sacrificate. Lapidi che ci spingono ad “egregie azioni”, come le vite spente nella guerra del confine tra L’Italia e la Jugoslavia. Una zona che è stata palco della sofferenza, dove si sono animate situazioni volte solo all’estinzione. Violenze, divisioni, privazioni, come direbbe Montale, foglie riarse accartocciate, rivi strozzati che gorgogliano, cavalli stramazzati ed un falco in alto levato. Che cos’è la guerra se non distruzione, amputazione fisica e psicologica, ferocità da belva che vuole impossessarsi di qualcosa macchiandosi di sangue. Intolleranza, esclusione, razzismo, selezione, sono tutti elementi di una mentalità bellica. Scenari descritti dai letterati del tempo, uomini che hanno visto e vissuto in prima persona. Giochi di potere e amore per la patria misti ad altri ingredienti politici per sfornare forme di fascismo, un fascismo chiamato di frontiera, per definire aggressività e nazionalismo. Realtà resa nota anche attraverso versi, come quelli di Umberto Saba. Noto come l’autore di una “poesia onesta”, perché riporta fatti veri di cronaca espressi in versi non troppo rielaborati, ma semplici e quindi, comprensibili e rivolti ad un vasto pubblico. Espressioni che vogliono dar voce alle grida degli Ebrei, per fargli saltare dallo stagno dell’esclusione in cui erano stati fatti annegare. E ancora, versi dedicati a consolare l’esistenza umana resa inconsistente e incomprensibile dalla guerra. Saba unisce alla poesia la psicanalisi sfornando una poesia capace di colmare sentimenti infranti. E ancora dedica versi al luogo, ai paesaggi, squarci ambientali si animano parlando di storia e di vita. Una lirica storica, si potrebbe dire, in quanto narra e offre vedute utili non solo a testimoniare, ma soprattutto a sensibilizzare, per non ripetere gli stessi errori.